Se penso che stavo per diventare come Lui, anche se tanto diverso non sono, beh… Però quel giorno mi si sono appesantite le gambe, la terra è diventata dura, l’aria pesante e gli animali aggressivi. Possibile? Io, proprio io, se aveva fatto tutto Lui. Gliene ho dette di tutti i colori, è servito? Certo, nel Giardino avevo tutto quello che volevo, e poi c’era lei, bella, invitante, disponibile, era facile allora, bastava un battito di ciglia e giù a far l’amore. Ma proprio un uomo vero dovevo diventare? Ora anche lei, e tutte le altre lei, col cavolo che si fa l’amore. Ma fosse solo quello, devo fare i conti anche con i denti cariati, l’ernia del disco, la gastrite… e lei? Non la trovo da qualche millennio, persa in un mondo che è diventato grande. Che guaio la frutta. Si può anche dire che quella serpe ci ha imbrogliati. E Lui? Facile per Lui: “Non mangiatene” aveva detto con tono imperativo. Almeno avesse detto perché, col cavolo che spiegava le cose, Lui. Ubbidire bisognava, punto e basta. Una dittatura. E poi si diceva Onnipresente, ma proprio quel giorno, pensa, non c’era. Lo sai come ci ha trovati? Ci ha spiati da dietro una siepe quando eravamo a giocare con le foglie di fico, una cosa che si fa in coppia, niente di che. Insomma, se non fosse stato perché passava di lì, a noi due, vestiti di foglie, col cavolo che ci vedeva. E come si è arrabbiato, dovevate vederlo. Ce le ha cantate e suonate ben bene e, proprio da quel giorno, da quella stupida litigata, sono iniziati i miei supplizi. Tutto per colpa di quella stronza che si è messa a flirtare con un serpente. Mi dirai che nell’Eden, oltre noi due, e Lui, il serpente era l’unico in grado di parlare, come non dargli ascolto? E quando l’ho sorpresa a conversare con lui, beh, mi ha invitato al banchetto, “saremmo diventati come Dio”, diceva. E io, mi son detto: “si, vabbè, che cambia, per una mela, figurati” e giù un boccone, e giù un altro. Avrei dovuto prenderla a schiaffi, quella scema. Credevamo anche di averla fatta franca, ma lì, in quello spazio angusto, si veniva a sapere tutto, e poi, un Impiccione come Lui, insomma, ha scatenato un’iradiddio. Che scenata, ragazzi. Hai voglia a dirgli che non ero stato io, che era stata lei e che a lei l’aveva fatta Lui, che io non c’entravo niente e che per una mela non si combina tutto questo putiferio. Che modi! A sapere che Quello era permaloso e che Eva, che io neanche gli avevo chiesto di darmi, era una rammollita, mi tenevo la costola!
Claudio Fiorentini
Il racconto fa parte dell'antologia sui vizi capitali, pubblicata da Perrone, e racconta il peccato originale, o almeno una parte di esso: la superbia.
Il racconto fa parte dell'antologia sui vizi capitali, pubblicata da Perrone, e racconta il peccato originale, o almeno una parte di esso: la superbia.
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