domenica 22 maggio 2016

Roma, Donne di carta e le voci di Cassandra


Ho avuto già modo di parlare di quello che offre la nostra meravigliosa città, ma forse vale la pena tornarci sopra, perché non saranno mai sufficienti le parole di apprezzamento per chi si spende per portare avanti la cultura in tutte le sue manifestazioni, nonostante lo Stato sembri ignorare che la Cultura esiste e che più che nei musei vive per strada. Applausi ai volontari della cultura, alle associazioni, ai liberi cittadini che danno il proprio tempo e la propria passione par fare qualcosa di perfettamente inutile, ma proprio per questo indispensabile, come leggere poesie in pubblico, presentare libri di autori sconosciuti, recensire un evento, o anche, più coraggiosamente, offrire al pubblico uno spettacolo degno di nota. L’ho già detto, sì, ma non mi stancherò mai di ripeterlo, perché sono orgoglioso di questo fermento, sono fiero, autenticamente fiero di vivere in una città che offre così tanto, che si muove e che muove, una città che è popolata anche di gente pensante che, invece di neutralizzarsi davanti alla TV, vive momenti di autentica condivisione, E sono fiero di far parte di questo fermento e di vedere che anche le mie parole, per quanto inutili, hanno un senso perché contribuiscono, minimamente, insignificantemente, un granello di sabbia in una spiaggia, ma pur sempre un granello sincero, vero… parte di un insieme che senza questo granello sarebbe incompleto… contribuiscono, dicevo, alla dinamica della cultura… perché, non mi si dica il contrario, la cultura è viva e noi abbiamo il dovere e l'onore di partecipare al suo respiro.
Ma veniamo al movente di questo mio articolo: 22 maggio 2016, ore 20,15, polo museale Drugstore Gallery a via Portuense. Posto bello, non mi ripeto, luci tenui, di tanto in tanto il rombo del treno (siamo sotto la ferrovia), una sala piena, forse 60-70 persone… e le voci di Cassandra, già, la profetessa inascoltata, uno dei miti meno frequentati ma più profondamente umani, un mito madre e femmina, un mito che non ha perso la pietà, che non ha rinnegato la tenerezza. È a lei che si ispira l’autrice tedesca Christa Wolf per scrivere il suo Cassandra, libro uscito agli inizi degli anni sessanta. Ed è su questo libro che Ambra Viglione lavora per sei anni, tagliando, riducendo, adattando, fino a farne uno spettacolo teatrale, portato in scena di nuovo oggi, in uno dei contesti cittadini più strani, sotto travi di cemento armato, in mezzo a rovine romane, a pochi passi da dove una raffineria, più volte citata da Pasolini, fino a metà anni sessanta ha avvelenato la nostra aria.
Vedere questo spettacolo in uno spazio che sembra quasi un piccolo rifugio di cultura in mezzo allo spietato cemento è come dire che Cassandra è viva ancora oggi, ed è proprio il rifugio, perché intorno la guerra spietata si fa letteralmente strada, ferrovia, travi, traffico, palazzi e fumi, fretta, impegni, stress… Ambra Viglione non ha solo dato voce a Cassandra, ma ha dato voce al Drugstore Gallery, a Donne di carta, a tutti i teatri, musei, cinema, centri di promozione di cultura e delle arti… Cassandra è viva ed è il fermento che lotta per far vivere la cultura, che si fa profetessa inascoltata, ora, forse domani, e noi a combattere per farla ascoltare, noi tutti siamo voci di Cassandra.
Lo spettacolo, quindi, è uscito dalla galleria, e si è sparso per le strade, lottando contro la guerra quotidiana, perché anche solo dieci minuti di serenità e di riflessione, dopo un’ora di spettacolo, valgono per un attimo di pace.
Grazie quindi alla compagnia Festina Lente e a Donne di Carta per averci portato Cassandra nel luogo dove effettivamente è viva. Un plauso all’ottima interpretazione di Ambra Viglione, tenace e appassionata, e di Valerio Fumanti, imponente e focoso come la guerra, di cui si fa promotore. Ottima la regia di Massimiliano Martini, e il commento musicale, mai così appropriato. Uno spettacolo che fa pensare, ma che non deve essere visto come la rappresentazione di un mito greco, bensì come il simbolo di quello che stiamo vivendo qui, ora, noi tutti, e che diventa un monito per rimanere svegli!

Claudio Fiorentini

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